Sclerosi sistemica: Le terapie
Prof.ssa Raffaella Scorza – Università di Milano
La sclerosi sistemica ha una patogenesi complessa che vede al centro
dell’orchestra le cellule endoteliali e come attori importanti i
fibroblasti, cellule responsabili della fibrosi, e le cellule dei circuiti
immunitari. L’interazione tra questi elementi, permessa e amplificata da
mediatori solubili, le citochine, è responsabile della complessità clinica
della malattia, nella quale coesistono il danno vascolare, l’infiammazione
e la susseguente fibrosi cutanea e viscerale, l’autoimmunità. Questo
spiega perché non esiste un “proiettile magico” in grado di curare da
solo la sclerosi sistemica anche se, oggi, le terapie nate dai progressi
conoscitivi sui meccanismi patogenetici hanno modificato in maniera
significativa la qualità di vita e la sopravvivenza stessa dei pazienti
sclerodermici. I progressi maggiori sono stati raggiunti nella terapia della
componente vascolare della malattia. Questa è responsabile del fenomeno di
Raynaud condizionante ulcere ischemiche dolorose e invalidanti,
dell’ipertensione polmonare (oggi principale causa di morte dei pazienti
sclerodermici) e della nefropatia sclerodermica. I farmaci patogenetici
attivi sulla componente vascolare sono i prostanoidi, gli inibitori
recettoriali dell’endotelina, gli inibitori della fosfodiesterasi V. Tra i
prostanoidi, l’iloprost, in infusione ciclica, è quello più largamente
usato nella terapia del fenomeno di Raynaud e delle ulcere sclerodermiche,
mentre altri farmaci appartenenti a questa categoria (prostaciclina,
trepostinil) sono impiegati, in infusione continua, nei pazienti con
ipertensione polmonare in fase molto avanzata (classe NYHA IV).
In questi pazienti trova anche impiego l’iloprost somministrato per via
inalatoria. Sicuramente rivoluzionaria è la terapia con i farmaci che
bloccano i recettori dell’endotelina, principale mediatore endogeno del
rimodellamento vascolare.
Il primo di questi farmaci, il bosentan, è un bloccante recettoriale non
selettivo (blocca tutti e due i recettori dell’endotelina) a cui si sono
recentemente affiancati i bloccanti recettoriali selettivi (bloccano solo il
recettore delle cellule endoteliali) sitaxentan e ambrisentan. Questi
farmaci hanno radicalmente modificato la sopravvivenza dei pazienti con
ipertensione polmonare, negli stadi di media gravità (classe NYHA III) e,
almeno per quanto riguarda il bosentan e l’ambrisentan, sono utilizzabili
anche nell’ipertensione polmonare in fase iniziale (classe NYHA II). Il
bosentan si è anche dimostrato efficace per la prevenzione delle nuove
ulcere in corso di sclerosi sistemica. Farmaci attivi sull’ipertensione
polmonare, generalmente impiegati in associazione agli inibitori
recettoriali dell’endotelina sono gli inibitori della fosfodiesterasi V,
il sildenafi l, già ampiamente usato, e il tadalafi l ancora in corso di
studio. A fianco delle “novità” terapeutiche bisogna però anche
ricordare gli ACE-inibitori, farmaci antiipertensivi che già da molti anni
sono impiegati come farmaci salvavita in un’altra grave complicanza della
sclerosi sistemica, la crisi renale sclerodermica.
Meno ricco è l’armamentario terapeutico a disposizione per contrastare la
fi brosi cutanea e viscerale dei pazienti con sclerosi sistemica. Nella
fibrosi polmonare, altra importante causa di disabilità e di mortalità dei
pazienti sclerodermici, ha una certa efficacia un farmaco citostatico, la
ciclofosfamide. È ancora in fase di studio, ma ha già dato risultati
promettenti, l’imatinib mesilato, un inibitore delle tirosinchinasi che ha
rivoluzionato la terapia delle leucemie e che sembra avere nella sclerosi
sistemica un forte effetto antifibrotico a livello cutaneo e anche
polmonare.